42° Pellegrinaggio di Pentecoste
18-20 maggio 2024
42° Pellegrinaggio di Pentecoste
18-20 maggio 2024
Dal 18 al 20 maggio 2024, i pellegrini italiani hanno partecipato alla 42° edizione del Pellegrinaggio di Pentecoste da Parigi a Chartres divisi nei capitoli Immaculata Coredemptrix (100km), Beato Rolando Rivi (100km) e S. Maximilianus Maria Kolbe (50km).
Il tema di quest'edizione è stato «Voglio vedere Dio».
Il tema del pellegrinaggio di Pentecoste del 2024, “Voglio vedere Dio”, ci porterà a riflettere sui Novissimi. L'abbandono, a partire dagli anni Sessanta, della predicazione sui fini ultimi è senza dubbio uno dei principali sintomi della crisi della Fede. Dobbiamo quindi tornare alla missione del Vangelo: insegnare Gesù Cristo, e tutto Gesù Cristo. Questa è la più grande delle carità. Parlare degli ultimi fini significa praticare una pastorale della verità.
L'ultimo fine non è il calare del sipario. Il fine è il bene assoluto, quello che attrae e dirige tutto. Il fine ultimo è Dio. Questo fine dà alla vita umana tutta la sua posta in gioco, tutta la sua importanza e tutta la sua bellezza. Siamo pellegrini: la nostra patria è il cielo. Solo il pensiero della vita eterna dà senso alle nostre battaglie terrene.
Abbé Jean de Massia, Cappellano generale NDC
I pellegrini italiani dei Capitoli Immaculata Coredemptrix, Beato Rolando Rivi e S. Maximilianus Maria Kolbe presenti al Pellegrinaggio 2024.
«Ami pèlerin, bonjour»!
È con queste note parole che domani, prestissimo, colei che chiamiamo misteriosamente “la voce” ti sveglierà dal sonno al bivacco Choisel per invitarti a rimetterti in cammino. Ma già questa mattina ti sta parlando. Sì, amico pellegrino, è ora di svegliarsi! Per la 42° volta, il Pellegrinaggio della Cristianità si mette in viaggio lungo le strade verso Chartres e ti invita ad abbandonare l'accogliente piumone della comodità, a scrollarti di dosso la notte del peccato per contemplare, lucido e sveglio, la verità ed avanzare, lontano. dalle ombre, verso la luce che è Gesù Cristo.
Hai 3 giorni: sono pochi ma abbastanza lunghi se li vivrai appieno, a partire da stamattina. Amico pellegrino, solo un avvertimento: non imbrogliare! Non imbrogliare lo spirito del pellegrinaggio. Invito te, sia che sia la tua prima sia che tu sia al ventesimo pellegrinaggio, ad accogliere le richieste del cammino, le richieste che dal 1983 danno al Pellegrinaggio della Cristianità un “colore” così particolare. Lanciatevi con ardore nelle esigenze della missione, fuggendo la mondanità, gareggiando nella carità con i pellegrini conosciuti o sconosciuti che incontrerete. Rifuggite la volgarità, nelle vostre parole e nel vostro abbigliamento, e siate orgogliosamente cattolici, irradiando sensibilmente la presenza della Trinità nel vostro corpo e nel vostro vestiario. Nutritevi della chiara formazione dottrinale che ascolterete nel vostro Capitolo, attinta direttamente alla fonte del Vangelo, e maturata dal Catechismo e dalla teologia tradizionale. Immergetevi nell’esigenza di una preghiera dignitosa, elemento integrante della liturgia tradizionale: sia tu la conosca sia che tu la stia scoprendo, la missione del Pellegrinaggio della Cristianità è quella di promuoverla, fa parte del suo DNA. Non rifuggire l'esigenza della penitenza, del dolore fisico: è il dono della strada purifica l’anima e espia i peccati. Se siete venuti qui per trascorrere tre giorni confortevoli per il corpo, ha sbagliato posto! Perché va detto ancora una volta, facciamo pellegrinaggi soprattutto perché siamo peccatori. Che ci siano pioggia, freddo o sole, quest'anno avremo un pellegrinaggio su misura preparato da Dio per la conversione delle nostre anime, e se sarà più arduo dell'anno scorso, sarà solo più fruttuoso. Avvicinatevi al sacramento della Confessione il più presto possibile, già stamattina se potete: che senso ha trascinare per 100 km un fardello del quale potete liberarvi per le strade di Parigi, per approfittare poi di tutto il resto della strada per riparare, amare, offrire, in compagnia di Gesù Cristo? Non trascurate l'Adorazione Eucaristica della domenica sera, e soprattutto pregate Maria, pregatela con tutto il cuore.
Amico pellegrino, infine, non imbrogliare il Buon Dio e la Sua grazia, perché la salvezza della tua anima è una questione seria. O il Paradiso o l’Inferno: questa è la posta in gioco, quello “scossone” salutare che, a partire direttamente dai Vangeli, la meditazione sui Fini Ultimi, sulla morte e sull'aldilà, genera. Oh, non è un tema facile, non è un argomento di moda, è scabroso, toglie il fiato! E il mondo è sorpreso - forse offeso - che per tre giorni migliaia di pellegrini e giovani possano pensare volentieri a queste cose. Ma tu lo sai, amico pellegrino, che solo il pensiero dell'aldilà, della questione cruciale del destino umano, dà senso alla nostra vita. «Voglio vedere Dio»: questo grido di Teresa d'Ávila bambina esprime qualcosa di vero per noi? Immagina che stasera risuoni per te lo stesso grido che nella notte ha risvegliato le vergini sagge e le vergini stolte della parabola: «Ecco lo sposo! Andategli incontro!» (Mt 25,6). Quale sentimento genera in te questo grido? La gioia di trovare finalmente ciò che hai nel cuore cerchi, segui e ami? Oppure quello del “senno di poi” e della paura: non sono pronto, arriva troppo presto, stavo bene senza di lui, non voglio?
Amico pellegrino, lo scopo di questo tema non è farci paralizzare dalla paura di fronte ai veri tormenti dell’Inferno, sebbene questa paura forse, per molti di noi, possa essere l'inizio della vera saggezza. No, l'obiettivo è partire lunedì da Chartres col desiderio “furioso” di esserlo santi e di comunicare agli uomini e alle donne di questo mondo senza speranza questo fuoco di Pentecoste che ci anima. Auguro quindi a tutti voi un buon pellegrinaggio cristiano, la cui colonna è l'immagine della nostra grande marcia verso il Cielo.
Nostra Signora di Parigi, prega per noi
Nostra Signora di Chartres, prega per noi
Nostra Signora della Santa Speranza, convertici.
[At 19, 1-8; Gv 14,15-21]
1 - Siamo ancora tra l'Ascensione e la Pentecoste. Non appena Gesù ascese al Cielo, gli Undici Apostoli tornarono dal Monte degli Ulivi al Cenacolo. Tutti, ci dice la Sacra Scrittura, cioè san Pietro, san Giovanni, san Giacomo, sant'Andrea, san Filippo, san Tommaso, san Bartolomeo, san Matteo, san Giacomo, san Simone e san Giuda, come un cuore solo, sono diligenti nella preghiera, assieme ad alcune donne, alla santa Vergine Maria, madre di Gesù, ed ai suoi fratelli (At 1, 12-14).
Tra l'Ascensione e la Pentecoste, gli Apostoli, in preghiera con la Beata Vergine e le sante donne, sono come in ritiro. Si stanno preparando. Il Signore Gesù ha annunciato loro l'effusione dello Spirito Santo, sia il Giovedì Santo sia ancora nel momento dell'unione al Padre nel giorno dell'Ascensione. La Chiesa, annunciata dall'acqua e dal sangue sgorgati dal costato di Cristo sulla croce, inizierà la sua missione, «a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra» (At 1,8). Si preparano per la missione, per la missione apostolica, e poiché non c'è altro modo per fare discepoli, pregano.
2 – Anche se siamo già nel tempo della Vigilia di Pentecoste, questo tempo di ritiro nel Cenacolo tra l'Ascensione e la Pentecoste vi sarà d’aiuto, sarete in un contesto favorevole durante il tempo del cammino. Con la Vergine Maria e gli Apostoli mediterete il mistero della Chiesa, la sua necessaria unità. In particolare quelli tra di voi che sono più anziani di me, ricorderanno che nel 1988 si sono levate voci per evitare uno scisma, voci che, avendo incontrato la sollecitudine della Chiesa, hanno reso possibile la preghiera comune di questa mattina. Con la Vergine Maria e gli Apostoli, ma anche con santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, con il beato Carlo Acutis mediterete anche sui fini ultimi.
soprattutto quelli di voi che sono più anziani di me, che ricordano che nel 1988 si sono levate voci per evitare uno scisma, voci che, avendo incontrato la sollecitudine della Chiesa, hanno reso possibile la preghiera comune di questa mattina. Con la Vergine Maria e gli Apostoli, ma anche con Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, e con il Beato Carlo Acutis, mediterete anche i Fini Ultimi.
Per meditare bene, approfittando di tutto ciò che il camminare permette in termini di riflessione, conoscenza di sé e quindi accuratezza nella preghiera, fate di questi giorni un tempo di ritiro, come gli Apostoli, la Vergine Maria e le sante donne nel Cenacolo. Fate di questi tre giorni un ritiro per entrare nel mistero di un pellegrinaggio terreno che è preparazione a ciò che Dio desidera per noi, per ciascuno di noi nel Cielo.
Si tratta di entrare - e il tema di ciascuno dei vostri tre giorni lo chiarisce bene - nella vocazione alla santità che abbiamo ricevuto nel Battesimo, si tratta di nutrire la nostra vita di fede attraverso la preghiera e i sacramenti, in modo da poterci avvicinare agli ultimi giorni con più speranza che paura.
La speranza, della quale da giovane vescovo ho scelto di dare ragione seguendo l'apostolo san Pietro (1 Pt 3, 15-16) - questo è il mio motto: «Dare ragione della speranza» -, ci permette di concepire la nostra vita alla luce della promessa della salvezza. Sappiamo che il peccato ci distrugge, e i doni dello Spirito Santo risvegliano in noi il desiderio di santità e la forza per realizzarla, perché non davanti al Cielo? Sappiamo anche che la vita sulla terra, anche nell'intimità con il Signore, non è esente dalla sofferenza. Ma una volta che ci siamo abituati, nella fede, all’idea che le nostre esistenze non si limitano a questi pochi decenni, e talvolta anche meno, che trascorriamo sulla terra, questa abitudine credente alimenta la speranza di vivere infine pienamente in Dio.
3 – Questo mondo, quello in cui viviamo, lo ha dimenticato. «Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più» (Gv 14, 19) ha detto Gesù ai suoi, poco prima di morire, lo abbiamo appena sentito. Questo mondo, infatti, non lo vede più e lo ha dimenticato. «Voi invece - continua Cristo - mi vedrete». Queste parole sono per noi che cerchiamo di vederlo con fede.
Qual è «quel giorno»? Il giorno in cui si compie promessa fatta da Gesù: il giorno in cui discende lo Spirito Santo, il nostro Battesimo, la nostra Cresima, e tutti i momenti in cui, per pura grazia, Dio ci riempie del Suo Spirito. Ciascuno di questi giorni ci rende figli di Dio.
Ma «quel giorno» tende al compimento del disegno benevolo di Dio sull’umanità. «Quel giorno» è quello del nostro Giudizio Particolare, al momento della nostra morte. «Quel giorno – ha detto ancora Gesù – voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi» (Gv 14, 20). Nella prospettiva del Suo ritorno nella gloria che i due uomini vestiti di bianco annunciarono agli Apostoli nel giorno dell'Ascensione, il giorno del Giudizio Universale. Perché come dice San Giovanni: «noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è» (1Gv 3,2).
Amen.
Il messaggio è pressoché identico a quello per i Capitoli adulti (vedi sopra) con queste aggiunte:
E voi soprattutto, cari bambini dei Capitoli famiglie e dei Capitoli bambini, voi la cui preghiera sale così facilmente al Cielo, siete la voce del nostro Pellegrinaggio, siete, se posso dire, il suo megafono spirituale: possano i vostri canti, le vostre preghiere, la vostra gioia e il vostro coraggio non fermarsi mai durante questi tre giorni e salire al Cielo per intercedere per noi. Contiamo su di voi!
Capitoli bambini e Capitoli famiglie: richiamo in particolare la vostra attenzione sull'Adorazione Eucaristica della domenica sera, a Gas. Quest'anno abbiamo voluto onorarlo particolarmente, allestendo al centro del vostro bivacco un altare speciale, diverso da quello degli adulti, per un'adorazione solo per voi alle 20:30. Gesù sarà in mezzo a voi, potrete adorarlo fino alle 22:00 Molte persone ti stanno aspettando lì! E non dimentichiamo la speciale adorazione dei “pastori” [Capitoli degli adolescenti, n.d.r.] del sabato pomeriggio a Émancé, che ogni anno riempiono di gioia il Signore.
Cari pellegrini, quest'anno meditiamo sugli Fini Ultimi. Questo non è un argomento facile! Non è un argomento di moda, è scabroso, è duro! «Voglio vedere Dio!» è il grido di Santa Teresa d'Ávila. Ancora bambina come molti di voi, la futura santa lasciò segretamente la casa paterna insieme al fratello, spinta dall'ingenuo ma puro desiderio di martirio nella terra dei Mori. Trovata subito dallo zio e riportata a casa, i suoi genitori
preoccupati la interrogano sulle sue intenzioni, e lei con orgoglio rispose: «Sono partita perché voglio vedere Dio, e per vederlo bisogna morire!». Amico pellegrino, ecco perché quest'anno andrai a Chartres, per risvegliare in te il desiderio del Cielo: quello che abitava gli Apostoli, quello che animava i costruttori di cattedrali, quello che arde nell'anima dei santi.
«Galoppare, galoppare verso il Paradiso»: così ha detto la venerabile Luisa di Francia, ultima figlia di Luigi XV e Priora del Carmelo di Saint-Denis. Il Paradiso è la meta della nostra vita (I), ed è un'avventura degna della gioventù (II).
I. “IN CIELO”: QUESTA È LA META DELLA NOSTRA VITA
A. Il Paradiso è la vita con Dio che non finirà mai. Sarà come una vacanza estiva senza tornare a scuola. Ma state tranquilli, non ci annoieremo: Dio è infinito, cioè infinitamente buono, potente, franco, gentile, grande, leale, generoso... Lo scopriremo sempre di più. Rimarremo infinitamente stupiti. Ma in Paradiso ci sono solo santi, quindi si tratta di cercare di diventare santi.
B. Bisogna correre sulla via della santità, scriveva san Benedetto, galoppare verso il Paradiso, diceva Madame Louise di Francia. Bisogna farlo con energia e a qualunque costo. Non dobbiamo camminare verso la santità a passo d'uomo, trascinandoci come una lumaca, facendo una buona azione ogni tanto, uno sforzo quando è facile e una preghiera quando abbiamo qualcosa da chiedere al Buon Dio.
Diventare santo, camminare verso la santità, non è un'opzione: è un comandamento di Gesù: «Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48). Siamo figli di Dio fin dal nostro Battesimo, è una gloria immensa e sarebbe ridicolo portare il titolo di figli di Dio e non cercare di esserne degni.
C. È facile? NO. E anche questo è impossibile da solo. Abbiamo bisogno dell’aiuto di Dio, che Egli non rifiuta mai a chi glielo chiede. Tutto è possibile con la grazia di Dio, nulla è possibile senza di Lui. Dobbiamo chiedere costantemente al Buon Dio di essere come Lui, di fare la Sua volontà. A volte vorremmo fare qualsiasi cosa, a volte cerchiamo la cosa più piacevole piuttosto che la più bella e la migliore: rifiutiamo questa mediocre facilità. Aggrappiamoci invece alla mano di Gesù, il nostro fratello maggiore, il nostro grande Capo Pattuglia, il nostro grande “Sizainier” [questo termine nello scoutismo designa un ragazzo a cui vengono date alcune responsabilità all’interno della “sizaine”, una squadra di 6 bambini, n.d.r.]. Il nostro amato Papa Benedetto XVI ha detto: «Le vie del Signore non sono comode, ma noi non siamo creati per la comodità, bensì per le cose grandi, per il bene» (Benedetto XVI, 25 aprile 2005).
II. QUESTA GRANDE CAVALCATA È UNA MAGNIFICA AVVENTURA
A. UN'AVVENTURA IMPEGNATIVA
1. È la più grande avventura di sempre. È la cosa più grande e più bella che l’uomo possa fare. Tutto deve essere fatto in vista del Cielo e quindi in vista della santità. Un'amicizia che ti aiuta a diventare santo è un'amicizia bella, l'unica degna di te. Un lavoro che ti permetterà di aiutare gli altri, di condurre una vita bella e fantastica, è quello che dovresti desiderare e non il lavoro che ti farà guadagnare più soldi.
2. Questo cammino è sempre stato difficile. Non lamentarti che è difficile essere cristiani oggi. Pensi che sia stato facile essere cristiano sotto la persecuzione romana? Eppure san Tarcisio lo ha fatto. Non era facile essere cristiani anche al tempo delle invasioni barbariche eppure c'era la giovane Santa Genoveffa; e nella Francia quasi distrutta dall'invasione e dal tradimento, c'era santa Giovanna d'Arco, chiamata da Dio a tredici anni e che liberò Orléans a sedici. E oggi essere cristiani nella Cina comunista non è facile, eppure i vostri giovani coetanei resistono.
3. Quindi anche tu devi tenere duro. Accetta di essere l'unico della tua classe che non imbroglia, l'unico che ha uno sguardo puro nei confronti delle ragazze o dei ragazzi, che non spreca il suo tempo davanti a schermi stupidi o disgustosi o con un cellulare.
B. MA CON GESÙ
Anche se a volte sembriamo isolati, in realtà non siamo mai soli.
1. Dio ci accompagna in questo grande pellegrinaggio verso la santità. Ci dona suo Figlio sul Calvario e nella Comunione. Fate spesso la Comunione: «Ricevi ogni giorno ciò che ogni giorno ti giova!», diceva sant'Ambrogio. Approfitta dei tuoi campi [scout] per ricevere la Comunione e cerca di farlo anche in vacanza. E se non puoi comunicarti, confessati il più presto possibile. Non accetteresti di essere arrabbiato con il tuo migliore amico senza fare pace velocemente. Ebbene, riconciliati presto con il Signore Gesù che conosce le tue debolezze e chiede solo di perdonarti attraverso il ministero dei suoi sacerdoti. È facile confessarsi in pellegrinaggio: fallo. Pensare al Buon Ladrone che si pentì tanto dei suoi peccati che Gesù gli promise il Paradiso, la sera stessa della sua morte, magari dopo qualche ora di Purgatorio.
Solo chi rifiuta di chiedere perdono va all'Inferno, perché è troppo orgoglioso per riconoscere i propri peccati, perché chiama bene il male.
2. Infine, il Signore Gesù ci ha dato sua Madre per accompagnarci nel grande pellegrinaggio della nostra vita; lei è il “Rifugio dei peccatori” e la “Consolatrice degli afflitti”. Voi giovani ragazze, sappiate approfittare di questo esempio perfetto della Vergine Maria per correre sulla strada del Cielo e condurvi i ragazzi: siate fedeli a questa vocazione.
La galoppata verso il Cielo deve iniziare ora, durante questo pellegrinaggio, senza indugi. Non sappiamo quando Dio ci chiamerà, ma dobbiamo essere pronti. Prima di tutto, prendere la ferma decisione di dire sempre la verità, che è l'arma più grande contro Satana, il padre della menzogna. Dire la verità, essere veri, significa imitare il Signore Gesù che è “la verità stessa”.
Che la Madonna della Cristianità, quella dolce Vergine, vi aiuti a farlo.
Questo è il mio destino!
Vieni, Spirito Santo, fa’ scendere dal cielo
un raggio della tua luce
per illuminare le nostre anime
sul mistero del nostro destino!
A tutti voi che siete ai piedi dell’altare, a tutti voi pellegrini che seguite da lontano questa Messa di Pentecoste del pellegrinaggio di Chartres, pongo questa domanda: Pellegrino, sai qual è il tuo destino?
Quando siamo partiti da Parigi ieri mattina, sapevamo la nostra destinazione: Notre-Dame de Chartres. E sapevamo che avremmo dovuto camminare, senza perderci o scoraggiarci, per raggiungere la nostra meta. Il nostro pellegrinaggio di tre giorni è una metafora della vita umana.
La Città santa
La meta del nostro cammino è una cattedrale. Questa cattedrale di pietra rappresenta la Gerusalemme celeste, la città che San Giovanni ha visto e descritto nella sua Apocalisse: «Vidi la città santa, la nuova Gerusalemme, che scendeva da Dio, dal cielo, fatta bella, come una sposa adorna per il suo sposo. Poi udii una voce che annunciava dal trono: Questa è la dimora di Dio con gli uomini. Egli abiterà con loro; essi saranno il suo popolo ed egli, Dio con loro, sarà il loro Dio» (Ap 21, 2-3).
La meta della nostra vita è la Città Santa. Nella Città Santa, Dio abita con gli uomini. E cosa fanno gli eletti alla Sua presenza? Cantano! Ma cosa cantano gli eletti? Un Sanctus sempre rinnovato, un Te Deum con tutta la corte celeste, un Magnificat in coro con la Madonna, la Regina del Paradiso. Cantano la gloria di Dio. E questa gloria finalmente la godono, perché d’ora in poi vivono nella luce.
Faccia a faccia
In Cielo, la fede e la speranza scompaiono: rimane solo la carità, che anima tutto. Dio si fa conoscere: «e noi saremo simili a lui, perché lo vedremo come egli è» (1 Gv 3,2). Potrete guardare il sole e sarete voi stessi trasformati in sole dalla sua luce. «Ora vediamo in uno specchio, in un enigma, ma allora vedremo faccia a faccia», scrive san Paolo (1 Cor 13, 12). Vedere Dio faccia a faccia, questo è il tuo destino!
Santa Teresa del Bambin Gesù, che ci accompagna in questa giornata di pellegrinaggio, ha scritto una grande poesia sul Cielo, che riassume tutta la sua dottrina e si conclude con queste parole:
Del Suo Amore voglio infiammarmi tutta,
voglio vederLo, a Lui per sempre unirmi.
Ecco il mio Cielo, ecco il mio destino:
viver d'Amore!
Visione di Dio, unione con Dio: questo è il nostro destino!
Danzare con gli angeli!
Quando il domenicano Beato Angelico raffigura l’ingresso in Paradiso, mostra come le anime vengono accolte in compagnia degli Angeli. Danzano insieme in un’amabile farandola: un uomo, un angelo, un uomo, un angelo. Chi vuole perdersi la festa? Chi è così sciocco da arrivare in ritardo? Bisogna affrettarsi alla porta, per non perdere l’ingresso alla sala del banchetto!
Pellegrino di Chartres, il tuo destino è il Cielo. Ma sorge una nuova domanda: il tuo desiderio è all’altezza del tuo destino?
Dignità del cristiano
Il tuo desiderio deve basarsi su due cose: ciò che sei e ciò che vuoi.
Ti ricordo ciò che sei. Ti ha creato Dio. Ti ha creato a Sua immagine e somiglianza. Sei il frutto della Sua sapienza e della Sua bontà. La tua anima è immortale. Sei fatto per l’eternità! Sei fatto per la gloria! Ricorda la tua dignità, cristiano!
E ora, cosa vuoi? Entra in te stesso e di’ a te stesso: «I santi del cielo non sono fatti di un legno diverso dal mio. Se loro hanno potuto realizzare il loro destino, perché non posso io?».
Il nostro desiderio viene educato, addomesticato e gradualmente riceve la forza, l’ampiezza e la portata del desiderio che guida i santi di tutti i tempi. Il cuore che ama, diceva la piccola Teresa, «lavora con amore, cioè con fervore; corre, vola, non trova nulla di impossibile e nulla lo ferma».
Tali sono la grandezza e la forza del desiderio, quando è aperto alla grazia.
Perversione del desiderio
Ma hai anche il triste potere di vanificare il piano di Dio. Seguendo le orme di Cristo, la Chiesa ha sempre insegnato che il destino eterno delle anime dipende da come esse agiscono in questo mondo. Cito dal Simbolo di Sant’Atanasio, testimone della fede della Chiesa dei primi secoli, soprattutto nella Gallia cristiana: “Chi ha agito bene andrà alla vita eterna, chi ha agito male, al fuoco eterno. Questa è la fede cattolica, e chi non mantiene questa fede con fedeltà e fermezza non può salvarsi”.
Creato libero, puoi tradire l’amore di Dio per te. Quando pecchi, calpesti il mistero, annulli il desiderio, allontani lo Spirito Santo ricevuto nel battesimo. Con il peccato - ingiustizia, impurità, empietà - sfiguri l’immagine che è in te. Se il tuo desiderio è per le creature, il tuo destino sarà senza il Creatore. Se la tua vita è per le creature, la tua eternità sarà senza il Creatore. Non vedere Dio, perdere il tuo vero destino per l’eternità...
Pellegrino di Chartres, riaccendi il tuo coraggio. Ripristina la tua immagine, sii degno del tuo destino! Hai paura della tua vita passata, della moltitudine e dell’orrore delle tue colpe? Il peccato è il cibo della misericordia di Dio. Oggi, cambia la tua vita, purifica il tuo desiderio. Non rivolgere più lo sguardo alle creature, ma al Creatore.
Se siamo qui a camminare, è perché siamo certi di avere un percorso da seguire per passare dal peccato alla grazia, dalla mediocrità al fervore, da una vita banale alla santità.
La vera domanda non è quanti di noi camminano sulla strada di Chartres, ma quanti di noi saranno veramente convertiti alla fine!
Spirito di Pentecoste
Pellegrino, che questa Pentecoste sia per te un’occasione di fervente confessione! Che la contrizione riaccenda in te il desiderio di Dio, il desiderio di contemplare il Suo volto, il desiderio di compiere il tuo destino! Che questa Pentecoste sia per te l’occasione per ascoltare la chiamata di Dio al Suo servizio! Abbiamo bisogno di apostoli per accendere ovunque il desiderio di Dio.
Immensa coorte, che marci dietro la Croce sulle orme dei Santi, accompagnata dagli Angeli, se resti fedele alla tua vocazione di lode, il tuo cammino sulla terra sarà il tuo cammino verso il Cielo. E il tempo della fede si concluderà per te con la visione dell’adorabile Trinità. La nostra vera patria è l’eternità!
Traduzione a cura di MessainLatino, che ringraziamo (link all'articolo originale QUI).
Cari fratelli e sorelle nella fede in Gesù Cristo, il Figlio di Dio!
Per vedere Dio, dobbiamo seguire Cristo lungo il cammino della nostra vita fino alla nostra destinazione nella casa eterna. Gesù non è un profeta qualsiasi o un creatore di senso o un produttore di valori, ma è piuttosto la Parola di Dio fatta carne. Solo lui solo poteva dire ai suoi discepoli: «Chi ha visto me ha visto il Padre» (Gv 14,9).
È la meravigliosa conseguenza dell’incarnazione del Verbo di Dio nella natura umana e della vita di Gesù nella storia, che riconosciamo la gloria di Dio sul volto umano di Gesù. Il Logos, ovvero la Parola e la Ragione di Dio, è la luce che illumina ogni persona. Gesù Cristo ci conduce in modo sicuro al significato e allo scopo della nostra vita, quando vedremo Dio faccia a faccia. La processione liturgica di tante migliaia di giovani cristiani provenienti da Parigi verso questa magnifica cattedrale di Chartres rappresenta simbolicamente il pellegrinaggio della Chiesa verso la Gerusalemme Celeste.
Nella Santa Eucaristia, che ora celebriamo insieme, la Chiesa anticipa sacramentalmente la celeste cena delle nozze di tutti i redenti con l’Agnello di Dio, con Gesù Cristo, che storicamente si è sacrificato sull’altare della croce per la nostra salvezza. Le fatiche fisiche del nostro pellegrinaggio, il superamento di prove psicologiche e dubbi mentali approfondiscono e rafforzano la speranza dei credenti di essere sulla retta via verso il Regno di Dio, nel quale la Sua giustizia, la Sua bontà e il Suo amore stabiliscono il nuovo ordine del mondo.
I Padri del Concilio Vaticano II si riferiscono alla grande teologia della storia di Sant’Agostino nella sua opera De Civitate Dei, quando descrivono così il cammino della Chiesa pellegrinante verso il Dio uno e trino: «La Chiesa "prosegue il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio" [S. AGOSTINO, De civ. Dei, XVIII, 51, 2: PL 41, 614], annunziando la passione e la morte del Signore fino a che egli venga (Cfr. 1 Cor 11,26). Dalla virtù del Signore risuscitato trae la forza per vincere con pazienza e amore le afflizioni e le difficoltà, che le vengono sia dal di dentro che dal di fuori, e per svelare in mezzo al mondo, con fedeltà, anche se non perfettamente, il mistero di lui, fino a che alla fine dei tempi esso sarà manifestato nella pienezza della luce»” (Lumen gentium, 8).
Da un lato del nostro pellegrinaggio terreno ci sono quindi le persecuzioni di cui la Chiesa deve soffrire, così come prima ne soffriva il suo capo e maestro. Fin dagli inizi del Cristianesimo nella Gallia romana, numerosi Cristiani a Lione e Vienne ne soffrirono delle folle incitate e le autorità statali usarono sul proprio corpo l’intero arsenale di ostilità contro la fede Cattolica – dalla calunnia pubblica alle torture e alle esecuzioni più crudeli. La semplice confessione di Cristo li rendeva colpevoli di morte. E ancora oggi i Cristiani restano la comunità religiosa più perseguitata della storia umana. La scristianizzazione dell’Europa è il programma attuale di coloro che vogliono rubarle l’anima e renderla vittima del proprio ateismo post-umanista.
In un’interpretazione Cristiana, tuttavia, la storia non è il campo di battaglia delle lotte per il potere, la ricchezza e il godimento egoistico della vita. Eusebio di Cesarea, invece, dice nel libro V della sua Storia della Chiesa, dove parla del martirio dei Cristiani di Lione al tempo dell’Imperatore Marco Aurelio, che egli intende la storia dello Stato di Dio come la lotta pacifica per la pace interiore dell’anima e la salvezza del mondo. Gli eroi del Cristianesimo non sono imperatori e generali, come nella storia secolare, ma combattenti per la verità e la fede. I Cristiani non combattono contro gli altri, ma contro il male nel proprio cuore e nel mondo. Sono impegnati per la pace sulla terra e la giustizia sociale.
Un fulgido esempio e modello è il sacerdote Franz Stock (1904-1948), le cui spoglie riposano qui, nella chiesa di San Giovanni Battista. Era un grande pacificatore, soprattutto tra Germania e Francia dopo le due devastanti guerre mondiali. Riunì i seminaristi tedeschi in cattività francese affinché potessero continuare i loro studi teologici. Era a capo del famoso “Seminario del filo spinato di Chartres”, da cui provenivano 600 sacerdoti e vescovi.
Summa summarum: il principio di ogni etica è la dignità di ogni essere umano come persona creata da Dio e destinata alla vita eterna.
E dall’altra parte del pellegrinaggio verso Dio, ci sono le consolazioni di Dio. Con il suo aiuto andiamo avanti con coraggio e guardiamo avanti con speranza nonostante tutte le sfide esterne e la tentazione della rassegnazione e dell’emigrazione interiore.
«Abbiate fiducia; io ho vinto il mondo» (Gv 16,33). Questo il Signore crocifisso e risorto dice ogni nuovo giorno ai suoi discepoli, che gli vanno incontro nel cammino della loro vita personale, in comunione con l’intera Chiesa pellegrinante. Chi vive nella convinzione che Dio lo ha scelto dall’eternità, lo ha redento in Cristo e lo ha destinato alla felicità e alla pace eterne, è immune dalla propaganda e dall’oppio delle religioni politiche sostitutive. L’autodistruzione attraverso il suicidio, la droga e l’alcol o il dire no alla nostra sessualità maschile o femminile non sono opzioni per i Cristiani.
E ci battiamo senza timore per il diritto alla vita di ogni singolo essere umano dal concepimento alla morte naturale, per la sua inviolabile dignità e per la libertà civile, etica e religiosa di ogni singolo essere umano. Il benessere temporale e la salvezza eterna provengono da Dio, che con la sua grazia ci ha redenti dal potere distruttivo del male. Dio ci ha chiamati nello Spirito Santo e ci ha permesso di lavorare insieme per costruire il Suo regno di giustizia, amore e pace.
La vera consolazione che ci sostiene nella vita e nella morte è la conoscenza della verità nel rapporto tra Dio e l’uomo: «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16).
La Chiesa di Cristo spesso è solo un piccolo gregge, una minoranza perseguitata e incompresa. In realtà, però, Ella è in Cristo sale della terra, luce del mondo, avanguardia di tutta l’umanità in cammino verso la sua meta. E questo non deve essere confuso con tutti gli esperimenti orribilmente falliti di un paradiso terrestre creato dall’uomo.
Piuttosto, lo scopo della storia è «un cielo nuovo e una terra nuova. [...] la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo» (Ap 21,2). (Ap 21,1-5).
«Nella città vi sarà il trono di Dio e dell’Agnello; i suoi servi lo serviranno, vedranno la sua faccia e porteranno il suo nome scritto sulla fronte. Non ci sarà più notte; non avranno bisogno di luce di lampada, né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà e regneranno nei secoli dei secoli» (Ap 22,3-5).
Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat!
Traduzione a cura del sito Korazym.org. Link all'articolo originale QUI.